Ogni mattina, don Bartolomeo Prato sale sulla sua auto e parte. Non importa se piove, nevica o c’è sole: la strada è lunga e le tappe numerose, tra piccoli centri della Liguria e del Piemonte. Per tutti è semplicemente “don Meo”, un prete che non conosce orari e che ha fatto dell’incontro con gli altri la sua vera vocazione.
E' il parroco di Cosseria.
Lo si vede nella casa di riposo, dove stringe mani fragili e ascolta storie che pochi ricordano. Lo si trova tra i giovani, con la stessa naturalezza con cui si muove in un magazzino della Caritas a sistemare scatole e pacchi di alimenti. La sua giornata è un continuo attraversare luoghi, vite e silenzi, portando una presenza discreta ma costante.
Forse è proprio questo stile concreto e senza fronzoli ad aver attirato l’attenzione della Conferenza Episcopale Italiana, che lo ha scelto come volto della campagna nazionale sulle offerte destinate al sostentamento dei sacerdoti. Nel video diffuso in tutta Italia non compaiono frasi costruite o pose studiate: solo lui, intento a fare ciò che fa da sempre, lontano dai riflettori e dalle platee.
Don Meo non ama apparire, ma questa volta ha accettato di esserci, perché il messaggio è più grande della sua riservatezza: prendersi cura dei più fragili, degli ultimi, di chi vive solo. È un invito a guardare dove spesso lo sguardo non arriva, a non dimenticare nessuno.
C’è un dettaglio che colpisce: quando la comunità perde qualcuno, anche chi ha vissuto nell’ombra, lui si assicura che non resti solo nemmeno nel suo ultimo viaggio. Un gesto semplice, che racconta meglio di qualunque parola lo spirito del suo ministero: camminare accanto agli altri, anche quando sembra non esserci più nessuno.
Così, mentre il suo volto scorre sugli schermi televisivi, don Meo continua a percorrere le sue strade quotidiane, con la stessa discrezione di sempre, come se quel video fosse solo una parentesi, un modo per dire che la vera testimonianza non si fa davanti a una telecamera, ma ogni giorno, nelle pieghe silenziose della vita.